Tra una cabassa e un panetto di burro
L'estate colora i prati. Gli alpeggi sono vivi: gli animali brucano le erbe montane, il vento scivola lieve tra i ranuncoli e le chiome di qualche pino che si erge coraggioso tra le ripe scoscese.
Sotto il sole che fa imbrunire la pelle, c'è Matilde. Occhi ghiaccio e capelli dorati, il sorriso luminoso come una lampadina in piena notte. Sulle spalle del suo mulo c'è una cabassa. In quel piccolo fascio di vimini intrecciati c'è un fagottino: è Martina, una bimba nata quando la neve era calata lieve sui tetti in beola, sospendendo per qualche settimana la caducità del tempo. La giovane dopo aver accompagnato il bestiame sulla altura di Scholde, si dirige alla bocchetta di Rollet dove nasce una piccola sorgente, poco distante dalla malga. Si volta lentamente e "sguscia" quel tesoro che ha riposto tra le foglie di ciclamino selvatico e della menta. Prende un fazzoletto di stoffa, che ha nel grembiule, e lo posa qualche istante sotto la fonte. Una volta bagnato, lo appoggia piano sulle gote della bimba che non appena sente la frescura inizia a sorridere. A quel punto, Matilde dà da bere al mulo. E piano piano torna alla cascina.
Entra nella stalla e controlla i vitellini. Stanno riposando. Sale le scale, sino ad arrivare sul ballatoio. Apre la porta, si siede su una sedia a dondolo. Mentre culla la piccina, ascolta il suono dell'acqua del rio che scorre vicino alla malga. Poco distante sente qualche colpo, familiare. E' il tino di legno usato per preparare il burro. E si immagina i passaggi che anche lei quando era piccina era solita fare con il suo papà. "Pesta bene il latte di panna - le diceva -, non avere paura. Più riesci a mescolare veloce, più vedrai che burro verrà!". Lei con tutta la forza che aveva tra le dita cercava di centrifugare a più non posso, ma poi alla fine era il suo papà che dava l'ultimo tocco.
Tra quel ricordo custodito nel cuore e la realtà, sono passati più di vent'anni. Ad avere portato avanti l'arte del burro non è solo lei, ma anche Giuseppe, il suo amato marito. Sorride pensando a lui, e senza che se ne possa accorgere si addormenta con Martina in braccio.
La sera si avvicina con gli stessi passi con cui Giuseppe raggiunge la cucina. Vede Matilde con la bimba. E' una magia, simile a quello che riesce a fare il tempo quando trasforma il latte in burro.
Con le labbra sfiora la fronte di entrambe per poi sedersi al loro fianco e pensare: "Meraviglia di vita".
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