Il "miracolo" dopo l'esplosione della bottega del lattaio di Borgosesia

 


Settembre 1877.

Un boato fortissimo. I vetri delle finestre in frantumi. Polvere ovunque. Un odore acre invade la bottega e la via.

L'esplosione lo ha sobbalzato fuori dalla bottega. Cerca di alzarsi, e a fatica apre gli occhi. Non è rimasto nulla. Devastazione completa. È talmente sotto choc che rimane fermo. I secondi scorrono rapidi insieme ai battiti del cuore. All'improvviso buio completo.

"Carlo, Carlo, alzati, Carlo". Urla la vicina di casa. E nel frattempo una nuvola di persone si affaccia a quel che rimane della bottega.
Tutti accorrono, chi con un secchio d'acqua, chi con una bacinella. Il Mario che ha i cavalli in fondo alla via cerca di caricare un carretto con della segatura per tentare di salvare il salvabile.
In un batter d'occhio una cinquantina di persone comincia a scavare tra le macerie della casa. Sono per lo più uomini grandi e robusti a togliere le pietre. Sanno che Carlo, il lattaio, veniva aiutato da altri ragazzi in bottega e bisogna accertarsi che non siano rimasti sotto il cumulo di ciotoli, calce e tegole.
Le ore passano e non si riesce a trovare nulla. L'apprensione cresce. Tutti però rimangono in silenzio, ogni possibile rumore può essere segno di speranza per ritrovare gli aiutanti di Carlo.
"Suma chi! (Siamo qui)" dicono due voci deboli e lontane.
La Tina corre: è sicura che una di quelle voci è quella del nipote.
Si fa largo tra gli omoni e scava a mani nude.
"Tirti via, Tina, fuma noi (spostati Tina, facciamo noi)", dicono gli uomini.
Ma lei non molla, continua imperterrita.
Il tempo scorre e le dita di quella donna con 35 primavere alle spalle non si fermano.
Finalmente trova Agostino, 8 anni. È pieno di ferite, per la polvere è bianco come il latte ma è vivo. Accanto al bimbo trovano l'amichetto, Giuseppe di 10 anni. Sta piangendo e trema come una foglia. La Tina li prende e li avvolge in una coperta.
Nel frattempo riemergono dalle macerie anche il Tinin e la sorellina, la Gina. Non so descrivervi la commozione di tutta la strada.
Quel giorno fu memorabile tanto che su ordine della Tina venne realizzata una targa affissa sulla bottega del Carlo, ricostruita un anno dopo.
"Anno 1877, in Borgosesia. Scampata tragedia dal Carlo lattaio".

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Questa briciola si ispira ad un fatto davvero accaduto nel seconda metà dell'Ottocento. Purtroppo però, a differenza di quanto raccontato su questo blog, i collaboratori del lattaio persero la vita nell'esplosione. Carlo Negri, lattaio di Borgosesia, nel 1877 dovette comparire in Tribunale a Varallo in qualità di imputato per la morte di 4 ragazzi morti durante l'esplosione di polvere pirica detenuta illegalmente nella sua bottega.

L'atto è conservato in m.118, Atti del processo, Tribunale di Varallo, 1877, archivio di Stato, sezione Varallo. 

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