Da laboratorio a grande azienda: 145 anni di storia di un pastificio a conduzione familiare
Una busta chiusa con la ceralacca dimenticata in un cassettone di una antica credenza in solaio. Camilla la osserva: la carta è ingiallita, il sigillo ancora rosso zaffiro.
"Edo, qui c'è una lettera, sigillata. Che faccio?"
"Aprila, o buttala. Siamo qui per far pulizia mica per fare gli investigatori!"
La ragazza cerca di domare la curiosità ma è più forte di lei: fa scivolare tra le dita la lettera e lentamente la apre:
3 marzo 1878
Dottor Algise, nel ringraziarVi per la fiducia che sempre ci accordate rifornendovi nella nostra bottega, inviamo con questa missiva, campione di pasta che sarà prossima ad esser prodotta.
Rimango in attesa di un suo gentile cenno di riscontro.
Bonelli Pietro
"Bonelli, ma proprio quello della pasta?".
Si domanda Camilla. Ed in effetti, in fondo alla busta, ci sono dei fusilli secchi.
"Cami, allora cos'era quella lettera?", irrompe Edoardo.
"Niente, nulla di importante", risponde con disinvoltura la giovane.
In realtà, però, quella busta, firmata da Bonelli, incuriosisce moltissimo Camilla, tanto che non appena finisce di riordinare la soffitta, corre a casa e inizia a digitare in maniera forsennata sulla tastiera del pc il nome dell'autore della lettera. Ed in effetti trova davvero una infinità di storie legate a quell'uomo e al suo pastificio.
"Nonna ma tu sapevi che il pastificio Bonelli è nato nel 1877?", chiede alla anziana mentre sta attorcigliando con la forchetta proprio gli spaghetti Bonelli.
"Si, lo so bene, perchè la mia mamma aveva lavorato nello stabilimento Bonelli prima di conoscere papà".
La giovane incalza la anziana.
"La prima bottega produceva in realtà solamente pane, e solo in un secondo momento si cominciò con la pasta. Era il lontano 1877. Pietro Bonelli era molto ambizioso. Lavorava giorno e notte nella bottega. Ed era sempre lui che dava anche da mangiare ai cavalli".
"Ai cavalli?"
"Eh sì...ai tempi i trasporti erano con carretto e cavallo. Ma tu sapessi quanto crebbe la bottega del Bonelli. Dall'inizio del Novecento poi...fu un susseguirsi di traguardi".
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Aprile 1905.
"Genesio, allora hai capito? Questi sono i destinatari delle commesse: è tutto segnato qui". L'uomo con i lunghi baffi e un grembiule di stoffa mostra un foglio con tutti i nomi e gli indirizzi dei destinatari e i quantitativi di pasta da consegnare: 25 quintali. Il fattorino fa un cenno con il capo e indirizza cavalli e carretto verso le vie della città.
"Ne abbiamo fatta di strada signor Bonelli", dice sorridendo Giovanna che si affaccia dalla finestra dell'essicatoio.
"Vero...grazie a te. Se non ci fossi stata tu non saremmo qui".
Pochi anni prima infatti una serie di sfortunati eventi portarono qualche problema al piccolo forno Bonelli. Fu grazie alla signora Edori che la produzione ripartì: lei infatti suggerì al marito di acquistare un nuovo negozio e intestarlo a lei. E fu una idea brillante: la pasta Bonelli tornò a diffondersi. Gli anni passarono rapidamente e quella passione coltivata da Pietro fu trasmessa anche ai figli Remigio e Giuseppe che aprirono uno stabilimento con ben 80 operai, capace di sfornare 80 quintali di pasta ogni giorno. Un salto quantitativo davvero notevole.
Ma quello fu solo uno dei primi successi che la famiglia di pastai conquistò. Si iniziò a puntare sulla pasta che viene confezionata e non più venduta sfusa. L'obiettivo era di rendere il prodotto più popolare e diffuso tra il maggior numero di persone.
Nei contempo si voleva star al passo con i tempi e così uno dei figli di Remigio andò in America nel 1950 per apprendere le nuove tecniche di confezionamento, ma non solo. Cominciò a puntare sulla pubblicità: per riuscire a diffondere in maniera capillare il suo prodotto, doveva farlo conoscere. E nulla lo avrebbe potuto aiutare, se non la reclame. Sui primissimi televisori in bianco e nero anche le celebrità cominciarono a consigliare la pasta Bonelli.
Ma l'impulso allo sviluppo proseguì: i vertici a partire dal 1965 decisero di tornare alla produzione di pane distinguendola da quella della pasta. Fu così che nacque "Il Mulino" specializzato nella produzione di pane morbido, fette biscottate e dolci. Con il passare del tempo il Gruppo riuscì inoltre a inglobare anche altre aziende alimentari, diventando leader nel mondo per i suoi prodotti, in primis per la pasta.
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"Hai capito Camilla, che mondo?"
La ragazza è assorta nei pensieri e la sua attenzione si focalizza su quella lettera che qualche mese prima aveva trovato proprio in soffitta.
"Farò una raccomandata e la manderò all'archivio storico di questo marchio", annuncia all'anziana.
"Credo che sia una ottima idea".
E così fece.
Oggi l'azienda ha 145 anni di vita alle spalle, e una storia incredibile tutta da scoprire, da seguire e di cui ci si potrebbe anche appassionare.
Questa Briciola si ispira alla storia di Barilla, noto produttore di pasta.
Presentiamo in calce alcuni documenti che si possono consultare comodamente sul sito dell'archivio Barilla, cliccando qui.
Qualche nota bibliografica per chi volesse approfondire la vera storia di Barilla:
Pasta, il primo d'Italia. Storie, immagini, curiosità sui pastifici del nostro Paese dalla metà del Settecento al 1951.
G. GONIZZI (a cura di), Barilla: 125 anni di pubblicità e comunicazione. Milano, Pizzi, 2004, 4 voll. + CD
La pasta: storia, tecnologia e segreti della tradizione italiana. Milano, Pizzi, 2002.
F. ALBERONI (a cura di), Pietro Barilla: “Tutto è fatto per il futuro, andate avanti con coraggio”. Milano, Rizzoli, 2013.
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