La storia di Pietro, storico latitante della Valsesia

 




18 maggio 1850, Varallo, nella sede del municipio.


"E' impossibile, signore, non si riesca a trovare..." borbottava l'uno, a testa china.

"Abbiamo cercato in ogni paese ma di lui proprio non c'è traccia", ribatteva l'altro.

Podestà e maresciallo non si davano proprio pace. Il brigante era scappato e chissà dov'era finito. Dopo quattro anni in cella, era riuscito ad evadere. La sola idea di rimettersi a cercarlo, faceva perdere il respiro.

Il malvivente di cui erano disperatamente alla ricerca era Pietro Beder. Chi lo conosceva non gli avrebbe dato una lira, in realtà sotto quelle vesti si celava un criminale. Aveva sempre vagabondato in cascine e paesi vivendo di lavoretti temporanei. Poi però i tempi si erano fatti duri e non si poteva sopravvivere solo di questo. E così iniziò a rubare. Cibo, denaro, ma anche animali. Ogni cosa era preziosa. Con il passare del tempo gli episodi che lo videro coinvolto furono davvero molti, tanto che ad un certo punto venne condannato a sei mesi di prigione. 

Li scontò senza protestare, ma giorno dopo giorno quel desidero di tornare a razziare si fece sempre più grande. Quando fu libero, corse tra le cime dell'Alta Valle ed alla sua lunga lista di attività illecite aggiunse anche violenze sulle donne degli alpeggi. Mentre lui seminava terrore tra i pascoli e le cascine, le forze dell'ordine del tempo cominciarono a dare la caccia al Pietro. 

Poco prima di essere catturato, lui riusciva a mettersi in salvo, grazie alla rete di informatori su cui poteva contare.

"Allora, ci siamo intesi?", chiese Pietro Beder a Giovanni di Varallo.

"Certo, avviserò la moglie del panettiere e lei se suonerà con un solo tocco la campanella del municipio, vorrà dire che dovrete scappare", disse Remo, il lattaio.

"Bene. Ecco le tue cento lire di ricompensa", ed il latitante posò un sacchetto di cuoio sul bancone. 

 Passarono mesi prima che il Furli, pretore della Valsesia, intervenisse per mettere fine a queste dannate scorribande che continuarono a dilaniare i territori. "Metteremo una taglia - annunciò in piazza l'onorevole Celestino Piletti sfregandosi rapidamente le mani - e chi lo catturerà, non potrà che godere di molti benefici". Il Furli allora diramò l'annuncio di cattura. Nei mercati, nelle città e di cascina in cascina si diffuse rapidamente la notizia. Anche a Milano, non si sa come, si venne a sapere di questa taglia.

Una notte di gennaio del 1872, due pastori di Campertogno mentre stavano osservando le loro greggi al pascolo, videro un cespuglio muoversi e un ululato in sordina. 

"Giacomo at vai ti a vughe (Giacomo, vai tu a vedere)?"

"Mì? No mi... (Io?, No io no...)"

"Sarà an cinghial (Sarà un cinghiale)"

"Bah, a smia n'om (Bah, sembra un uomo)"

Il pastore conosciuto come "Al selvatic" prese tutto il coraggio che aveva e si avvicinò lentamente al cespuglio. La curiosità era troppo forte, desiderava vedere se quello che c'era dietro l'erbaccia fosse una preda da catturare o come diceva l'amico, un uomo.

Con un balzo planò sul cespuglio e con un'esclamazione vide in effetti un uomo che stava legando una donna ad un fusto di un albero.

Agitatissimo, "Al Selvatic" si tirò indietro e corse fino al compagno. 

"Ven a vughi, al ghe al Peru! (Vieni a vedere c'è il Pietro)"

"Chi?"

"Al Peru, al vagabund (Il Pietro, il vagabondo)".

I due pastori attratti più dall'idea della possibile ricompensa che dall'uomo in sè, lasciarono per un momento "allo scoperto" i greggi per raggiungere la radura incriminata. Scostarono i rami e trovarono davvero Pietro, il brigante della Valsesia.. In men che non si dica lo legarono con le corde che avevano nelle sacche e lo portarono ai carabinieri. Il Beder scontò 11 anni dietro le sbarre.

La sua sete di illegalità era tanta e non appena riuscì ad uscire di prigione, tornò a delinquere.

Le forze dell'ordine continuarono a dargli la caccia, sino a che, una volta preso, decisero alla fine di espellerlo dal Regno di Italia.

"Non voglio più sapere di questo delinquente - disse Groder, il pretore che nel frattempo sostituì Furli -. Sarà riconsegnato al suo paese d'origine: l'Austia". Venne inviata una lettera al Re dove erano documentati tutti i misfatti del vagabondo e le misure restrittive prese, ma anche della recidività del Beder. La cancelleria del sovrano inviò nell'arco di pochi giorni una comunicazione al pretore valsesiano acconsentendo alla consegna del criminale alle forze austriache.

Di Beder in effetti per qualche tempo si persero le tracce, sino a che un giorno, la Pina di Rassa, che era esperta di puncetto, iniziò a diffondere la voce che aveva visto su su su, all'alpe Sella un ometto con i baffi e lo sguardo furbo: "Sembrava proprio il Pietro", disse prima al parroco e poi al medico condotto. Quella voce si diffuse così rapidamente e le reazioni furono diverse. C'era chi era tremendamente spaventato e chi invece desiderava metterlo alla forca.

In effetti il Pietro tornò a Rassa ma non rimase molto. Non si sa con esattezza quale fine fece, quel che è certo è che durante la sua vita si creò tanti nemici ed il tempo influì sul suo nome, perso oggi tra le pieghe del tempo. 

                                                                           ******

Questa briciola si ispira alla vita di Peter Bangher, brigante italiano che mise a segno innumerevoli colpi in Valsesia e nel Biellese tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento. 

Per approfondire si può consultare:

  • Bangher il bandito e altre storie : un secolo di vita valsesiana, Enzo Barbano, Idea editrice, 1997
  • I briganti nel Biellese, Novarese, Vercellese : Bangher, Biondin, Balarin, Bigliarde, Billo, Colli, Monfrin, Moret, Murador, Raspet, Mandian d'la Canta ed altri banditi della seconda meta dell'Ottocento, Gustavo Buratti, Ieri e Oggi, 2010

Il bandito Bangher - Memorie, storie e altri racconti - YouTube


Se vuoi lasciare un commento puoi scrivere qui sotto o alla email bricioleletterarie@gmail.com


 

Commenti