Sulle orme di Camillo, il bimbo "picasass" che dal Verbano arrivò in Valsesia
Baveno, 6 maggio 1893.
In lontananza il battito dello scalpello sui blocchi si pietra, mentre il sole primaverile faceva brillare le prime gemme fiorite sugli alberi.
Una schiera di uomini erano intenti a scavare nella cava a ridosso del Lago Maggiore.Nessuno proferiva parola neppure Camillo, 8 anni, con il berretto un po' sgualcito e il sudore che brillava sulla sua fronte.
Andava avanti e indietro portando la botticella a tracolla con l'acqua per alleviare la sete dei cavatori. Qualche volta si fermava a guardare il fratello, più grande di lui di qualche anno, già abile nel modellare la pietra.
Una vita la loro davvero dura, trasmessa dalla mamma e dallo zio. L'una impegnata a portare gli strumenti ai cavatori mentre lo zio un vero e proprio "picasass". Il papà di Camillo se l'era vista proprio brutta: mentre era intento a lavorare in una cava a ridosso del lago, aveva perso la vita. Qualcosa era andato storto: la mina che doveva essere utilizzata per far "spazio" e dar materiale da modellare ai cavatori, era esplosa e Bruno era volato in Cielo diventando una stella del firmamento.
L'esperienza di Bruno aveva spaventato la sua famiglia, ma di alternative lavorative non esistevano: la montagna era vita ma a volte poteva anche diventare fatale. Lo sapevano i cavatori e le loro mogli; per questo motivo, il rischio di tutti gli incidenti annessi alla roccia faceva parte della quotidianità.
E così qualche anno dopo la morte di quell'uomo dai lunghi baffi, cominciò a prendere il martello in spalla, il figlio primogenito e in un secondo tempo toccò a Camillo.
E come spesso accade: solo avendo una grande costanza e con tanta buona volontà, quel proposito da infante si concretizzò in un grande sogno.
Quel giorno di maggio faceva talmente caldo che non si riusciva proprio a lavorare sulla terra e così gli uomini si ritrovarono in paese, nella bottega di Mario per modellare la pietra e creare dei nuovi manufatti.
"Io da grande vorrei diventare un bottegaio", disse Camillo.
Tutti iniziarono a ridere: "Quando capirai da che parte giri il mondo...allora, solo allora, potrai vendere la pietra lavorata. Fino a quel momento estrarrai pietra come tutti noi".
Il bimbo non seppe cosa ribattere e si limitò a chinare la testa e ripetere a bassa voce: "Io diventerò un bottegaio".
"Io da grande vorrei diventare un bottegaio", disse Camillo.
Tutti iniziarono a ridere: "Quando capirai da che parte giri il mondo...allora, solo allora, potrai vendere la pietra lavorata. Fino a quel momento estrarrai pietra come tutti noi".
Il bimbo non seppe cosa ribattere e si limitò a chinare la testa e ripetere a bassa voce: "Io diventerò un bottegaio".
E come spesso accade: solo avendo una grande costanza e con tanta buona volontà, quel proposito da infante si concretizzò in un grande sogno.
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Camillo all'età di 20 anni abbandonò la cava e cominciò a fare esperienza da Mastro Giovanni che gli insegnò come intagliare i materiali.
Camillo all'età di 20 anni abbandonò la cava e cominciò a fare esperienza da Mastro Giovanni che gli insegnò come intagliare i materiali.
"Devi toccare questa pietra come accarezzi un pulcino ma con la foga di una volpe con una gallina", gli diceva il suo mentore.
Il tempo trascorreva e con lui anche l'anzianità di Giovanni che un giorno decise di credere e puntare su quel ragazzo.
"Ti ho voluto bene come ad un figlio, prenditi cura della mia bottega come io ho fatto con te".
Camillo in effetti fece strada. I suoi prodotti iniziarono ad essere conosciuti anche al di là dei confini del Vco arrivando anche in Valsesia. Proprio qui una nota famiglia locale gli commissionò diverse opere tra queste un manufatto originale, simile ad un tavolo.
Il mobile venne posizionato in Villa Bernadette e lì rimase sino ad oggi.
"Ti ho voluto bene come ad un figlio, prenditi cura della mia bottega come io ho fatto con te".
Camillo in effetti fece strada. I suoi prodotti iniziarono ad essere conosciuti anche al di là dei confini del Vco arrivando anche in Valsesia. Proprio qui una nota famiglia locale gli commissionò diverse opere tra queste un manufatto originale, simile ad un tavolo.
Il mobile venne posizionato in Villa Bernadette e lì rimase sino ad oggi.
Accanto al mobile vi è un pannello che racconta la storia di Camillo dopo quasi 150 anni di storia, di cambiamenti si società, di esigenze e del senso stesso di sacrificio.
Questa Briciola si ispira alla storia dei picasass della zona di Baveno fatta di uomini di buona costituzione che trascorrevano la vita a lavorare nelle cave a ridosso del Lago. Vi consigliamo di visitare il monte Camoscio che è inerente al tema.
Questa Briciola si ispira alla storia dei picasass della zona di Baveno fatta di uomini di buona costituzione che trascorrevano la vita a lavorare nelle cave a ridosso del Lago. Vi consigliamo di visitare il monte Camoscio che è inerente al tema.
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