Fulmini che minacciano i campanili: nel 1830 i valsesiani trovarono una soluzione geniale

 






27 aprile 1831, Torino.

Sua maestà è volato in Cielo, si avvertano le Prefetture, i conti e tutti...”

Sarebbe stato pronto a qualsiasi notizia, a ma quella proprio no. E mentre il messaggio iniziava a viaggiare per tutto il territorio, c'era chi si stava preparando per prendere il posto di re Carlo Felice: Carlo Alberto.

La dinastia guidava le redini del governo e così superato il dolore per la perdita dell'amato governatore, Carlo Alberto divenne a tutti gli effetti il nuovo punto di riferimento del regno.

Nel frattempo in via delle Orfane, ci si domandava quale sarebbe stata la prossima mossa da fare, o meglio. Dopo aver espresso ufficialmente le condoglianze alla casa reale, era necessario ora capire se anche il nuovo re avrebbe dato il suo appoggio alla Società.


Non ci fu il tempo di inviare una comunicazione ai vertici, che a Reale arrivò un comunicato immediato:

Carlo Alberto, nuovo re, conferma la sua vicinanza e il suo appoggio alla Vostra Società”.

Poche semplici parole, il cui significato però era davvero importante per il gruppo nato pochi anni prima con il sostegno del predecessore.

Il Presidente del consiglio della Società, avv.Colla, prese la lettera del re e la posò nel primo cassetto della sua scrivania, accanto al foglio in cui era ufficialmente designato come nuovo punto di riferimento della Società. Si sedette sulla sua poltrona e iniziò a guardare i resoconti delle polizze siglate fino a quel momento. Dal 1830 infatti qualcosa era cambiato. Ricordava ancora come fosse ieri, il momento in cui radunò immediatamente i suoi collaboratori e impartì gli ordini: “Inviate a tutto il territorio la comunicazione seguente” e declamò il messaggio.

Nel giro di qualche giorno i sindaci dei paesi facenti parte del regno ricevettero una circolare in cui si chiedeva di assicurare ciò che era di più caro nei loro territori. Tra questi anche i primi cittadini dei paesi valsesiani trovarono sul loro tavolo in municipio la missiva.

Che possiamo assicurare?” si chiedevano vicendevolmente i primi cittadini.

Radunarono anche una seduta pubblica per capire cosa fosse loro più caro.

Se fossero le stalle?”, domandò il primo cittadino di Alagna.

Ma non son mica di tutti, e non tutti le hanno, giù in bassa Valle”, obiettò il primo cittadino di Varallo.

E così si scambiarono numerosi pensieri. Solo dopo qualche giorno, emerse una bella trovata.


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E se ci occupassimo dei campanili”, chiese una mattina la figlia del sindaco di Scopa al padre, mentre stava bevendo una tazza di latte fresco.

Perchè?”, domandò l'uomo al di là degli occhialetti a penzoloni tra il naso e i baffi.

Come perchè? Se il Mario che va sempre a suonare la campana quando arriva il temporale, dovesse incrociare il fulmine?”

L’uomo alzò il sopracciglio con fare interrogativo.

Papà, lo scorso inverno il fulmine aveva preso la torre campanaria: il tetto è andato in fiamme e abbiamo dovuto fare la colletta per rifare il tetto. E il Mario se la passò brutta …”

Fu proprio così in effetti. Una notte di novembre del 1829 con una saetta le fiamme inghiottirono la copertura della torre campanaria. Una frazione di secondo prima il Mario , addetto alle campane, suonò a tempesta avvertendo tutti dell’imminente avversità. E poco dopo se ne fuggì dalla scala a pioli. Arrivato alla sagrestia sentì un rumore torvo che fece vibrare le teche delle cappelle.

Da lì a poco l’inferno. La comunità si mobilitò con catini d’acqua ma la natura provvide a spegnere le fiamme. Per tutta la notte la pioggia imperversa, il fiume crebbe rischiando anche di uscire dal suo letto, gli animali nelle stalle erano irrequieti e la gente aveva davvero paura che potesse succedere l’irreparabile.

Il ricordo che Marì fece rifiorire al primo cittadino di Scopa fu provvidenziale. Il giorno seguente inviò una comunicazione ai suoi “colleghi” ribadendo l’importanza di tutelare le corde delle campane e i campanili.

Prego la compiacenza della signoria vostra illustrissima – scrisse il sindaco Giordano di Scopa - di far spedire a sua eccellenza governatore della Valsesia mia lettera di ricevuta del dispaccio n. 3017relativo all'assicurazione dei campanili, e tanto sperando ho l'onore di professarmi con ossequioso rispetto”.


E come lui molti altri.


Nel settembre del 1830 numerose lettere vennero spedite al governatore della Provincia di Valsesia e da quel momento cominciarono ad esser siglati contratti per proteggere campanili e cordoni delle campane.

La gente quando seppe del provvedimento tirò un sospiro di sollievo. Tra i primi, proprio il Mario.




Questa Briciola è ispirata ad una delle vicende storiche che vedono protagonista Reale Mutua in Valsesia. Per avere maggiori informazioni scrivere sul format sottostante . 

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Foto pixabay

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