Cristoforo Grober: il sogno di conquistare il Monte Rosa e diventare assicuratore


“Cerca di badare a te e a mio fratello, intesi?”, si raccomandò Maria Antonia con quell’uomo distinto e coraggioso.


“La montagna è nostra amica, non ci farà mai del male. Noi la rispetteremo e lei ci proteggerà”, rassicurò Cristoforo allacciandosi gli scarponi.


Un lieve venticello accarezzava i pini che circondavano la casa alla Resiga, l’attuale frazione Zar Sogu. E la spedizione con Cristoforo, Giovanni e Giacomo Giordani, con Giuseppe Farinetti partì. 


Casa di Cristoforo Grober
Casa di Cristoforo Grober



L’adrenalina scorreva tra le loro vene: chissà quale spazio sconfinato avrebbero visto una volta arrivati in quota e quale senso di meraviglia li avrebbe colti dopo aver raggiunto quella vetta!

Tutto era così inaspettato e sorprendente che davvero nessuno di loro, osava immaginare il risultato della loro spedizione.
Erano i primi che si mettevano in cammino per quella che venne denominata qualche tempo dopo “Signaluppe”. Ed è per questo che dopo aver compiuto la grande fatica, non appena tornarono ad Alagna furono accolti con grandi festeggiamenti.

“Il Grober ti ha dato del bel filo da torcere”, scherzava l’oste della locanda in centro ad Alagna, rivolgendosi a Giacomo Giordani.
“Non sembra, ma ha un bel fiato…”, rispose quest’ultimo sorridendo.

Fu una bella prova, che anche le cronache del tempo fecero davvero molta fatica a raccontare.

In effetti, se non eri al seguito di quella bella compagnia, non potevi nemmeno immaginare il paesaggio della madre terra, del cielo e di tutto quel creato che li avvolgeva. E tanto meno la fatica di raggiungere passo dopo passo l’obiettivo. Senza contare la paura anche di non riuscire a concretizzare il progetto.

 “E se non dovessimo riuscire ad arrivare su?”, si domandò Farinetti.

“Tu cammina e pensa che non sei solo, ma siamo tutti insieme e arriverai”, lo tranquillizzò Cristoforo.


Quegli amici amanti della montagna non solo raggiunsero l’obiettivo ma tornarono dai loro compaesani per raccontare la prode avventura pieni di energia che solo la montagna sa offrire.


“Quanto ci abbiamo messo?”
“Non saprei dire…siamo partiti all’alba!”


I discorsi erano abbastanza superflui in quel momento: la stanchezza faceva da padrona. A tutti gli alagnesi che si ritrovarono in piazza ad accogliere gli avventurieri bastò pensare che ci misero parecchie ore dal momento della partenza. E colei che rimase per tutto il tempo alla finestra ad attendere il ritorno del suo alpinista fu proprio Maria Antonia.

 Quel ragazzo divenuto uomo le aveva rapito il cuore quando era una giovinetta. E quell’affetto con il passar del tempo era cresciuto al punto che un giorno, Cristoforo andò a bussare alla porta della famiglia Ferraris.

“Signore – disse con voce ferma e chiara quel ragazzo – al padre di Maria Antonia-. Sono qui a chiederle la mano di sua figlia”.
La giovane anche se non lo aveva mai ammesso, in cuor suo sperava che quel giorno sarebbe prima o poi arrivato. E quando sentì dalla cucina la voce del suo amato, il cuore iniziò a batter più veloce della luce.


E fu così che i due convolarono a nozze. 

“Nella salute e nella malattia, promettete di amarvi”, scandì il parroco di Alagna.
“E la Maria Antonia lo promette anche quando io andrò in montagna?”, ribattè Cristoforo scherzosamente.


Tutti sorrisero e il parroco scambiò uno sguardo gentile alla sposa.

Lei sussurrò un timido “sì” e accolse quel compagno per la sua vita.
Quando dunque gli alpinisti tornarono a valle, il podestà organizzò una cerimonia esaltando il gruppo di amici per la loro impresa.
“Ed ora avete già pensato a quale nuova meta raggiungere?”, domandò il primo cittadino.
I componenti della spedizione alpina erano stravolti, l’unico che prese la palla al balzo ed iniziò a parlare fu proprio Cristoforo.

“Io ho due mete da raggiungere”.
Maria Antonia si voltò verso di lui con sguardo preoccupato: “E quali sarebbero?”
“Avere un figlio o una figlia ed insegnarle o insegnar lui l’amore per la montagna e…”
“E…?”, incalzò la moglie.
“Ti parrà una cosa davvero ardua, ma vorrei provare a cimentarmici…”
“Tu prova a spiegare e poi si vedrà se sarà così impossibile…”
“Siccome son geometra e ho sentito un collega che ha iniziato ad esser anche agente assicurativo… avrei deciso di informarmi e seguire il percorso per aggiunger questo scalino alla mia professione”.


La donna lo guardò con occhi un po’ disorientati. I compagni della spedizione provarono a far domande per capire meglio di cosa si stesse parlando, ma la fatica di quella camminata lì fece assopire. Solo l’oste interruppe quel silenzio assordante: “Che ne dite di assaggiare un bel biccherino di genepy? L’ho fatto io…”

Di Cristoforo si poteva dire tutto, ma non che fosse una persona pigra. Ed infatti, passo dopo passo riuscì con il tempo ad iniziare a sottoscrivere le prime polizze con Reale Mutua. 

Il suo impegno fu così capillare che riuscì a diventare anche agente capo il 17 gennaio 1844. 

E realizzò anche uno dei suoi sogni: divenne papà. Nel settembre 1847 Maria Antonia diede alla luce Antonio.

 Divenuto adulto, seguì le orme del padre divenendo presidente del Club alpino italiano e nel 1874 conquistò il monte Lecce (oggi conosciuto come Punta Grober) a 3497 metri.

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Questa Briciola si ispira alla storia di Cristoforo Grober, geometra di Alagna e tra i primi agenti capo di Reale Mutua nella prima metà dell’Ottocento.
La casa di Cristoforo è ancora visibile proprio ad Alagna. Nel cuore di Alagna c'è che una statua che ricorda Antonio Grober, primo presidente del Cai.

Le foto che riporto sono state scattate dalla sottoscritta. 

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