L'avventura di Gerolamo, lo speziale gattinarese

 





Gerolamo, questo era il suo nome. Era un ragazzetto coraggioso ed estroverso. Aveva una parlantina mica da ridere e un grande fiuto per gli affari. Il papà se ne accorse proprio appena compì il settimo anno d'età.

"Tu non devi andare nei campi a zappare, devi invece imparare a fare di conto", gli disse una mattina.

Quel bambino non sapeva bene a cosa si stesse riferendo ma lui era il suo papà e chi avrebbe potuto indicargli la strada migliore da seguire?

E così, mentre i fratelli di Gerolamo vennero mandati a lavorare la terra, e seguire le vigne, il ragazzetto cominciò a prestar servizio dal commerciante più noto della valle. 

Incominciò dalle operazioni aritmetiche, per poi proseguire con le stime dei terreni, infine giunse il giorno. Il giorno che gli cambiò per sempre la vita. 

"Partirai per Roma". Sentenziò il dottor Fuselli. 

"A Roma?", ribattè Gerolamo.

"Sì, sarai al seguito del mio collega che ha bisogno di un garzone che aiuti il suo collaboratore. I conti li sai fare e di paura non ne hai. Arrivato nella Capitale, andrai all'Arciconfraternita dell'Orto e poi quando avrai concluso, tornerai". 

Quel giovane, proveniente da una famiglia di campagna, non sapeva esattamente cosa dire. Da un lato era entusiasta: andare nella città più grande che esistesse nel suo mondo, era qualcosa di superlativo. Difficile addirittura da descrivere. D'altro canto però da solo, laggiù, come avrebbe fatto a sfamarsi, come avrebbe fatto a vivere? Diceva bene il suo padrone, che sarebbe stato seguito dalla confraternita ma chi gli assicurava che lo avrebbero sfamato? Del resto coi tempi che c'erano, nessuno se la passava un gran chè bene. Però c'era anche da dire che il Fuselli non era persona di poco conto, anzi. Era conosciuto in tutta la Valle per la sua correttezza e l'importanza che dava alla parola: se ti diceva una cosa, quella era, nel bene e nel male.

E così Gerolamo si fece forza. Avvolse il suo fazzoletto con dentro una braga e un camicione e partì insieme al collega del Fuselli. Il viaggiò fu interminabile. Durò 15 giorni. Nonostante le soste, stare sulla carrozza vicino al cocchiere era qualcosa di stancante e doloroso. Buche, caldo, e sonno lo colpirono di giorno e di notte. Sino a che il convoglio riuscì finalmente ad arrivare alla meta.

"Mi raccomando, quando andate in giro per strada, sempre con il fazzoletto alla bocca e al naso", sentenziò il cocchiere.

"Perchè?", chiese senza paura Gerolamo.

"Te ne accorgerai presto, ragazzetto".

Dalla carrozza scese il giovane valsesiano, seguito dal dottor Moreto con consorte e figlie, insieme al valente collaboratore: un uomo talmente anziano e magro che un solo soffio d'aria lo avrebbe probabilmente sollevato da terra. 

Tutti entrarono alla Confraternita. Il dottore doveva far conti per alcune rendite, l'aiutante doveva appunto aiutare, Gerolamo doveva esser il "braccio destro", mentre la famiglia del dottore...doveva proteggersi. 

"Da quale pericolo?", domandò il ragazzetto all'anziano chino sul tavolo in procinto a far conti. 

"Dalla peste..."

"Da che?", disse il giovane.

"C'è in giro un morbo che attacca il corpo e ti porta al Creato".

"E come si prende?"

"Non si sa ma tu quando vai in città tieni questo fazzoletto al naso e alla bocca".

"Come ha detto il cocchiere!".

"Chi?"

"Grazie"

Gerolamo con il passare dei giorni si accorse che davvero in città c'era qualcosa che non funzionava. Vedeva strani individui aggirarsi con maschere dal becco nero, sembravano corvi. E poi iniziava a vedere lettighe che passavano di casa in casa. Ma iniziava a sentire la paura crescere tra la gente. L'incubo proseguì quando in Confraternita caddero come castelli di carta i componenti della famiglia del dottor Moreto.

"Devi andartene figliolo", disse con un filo di voce l'anziano collaboratore del dottore.

"E come?"

"Alza i tacchi e scappa. Tutte le strade ti portano a Roma e tutte le strade possono riportarti a casa. Prendi però questo antidoto naturale, se non riuscirai a respirare, fermati, lontano da tutti e respira questo. C'è menta, cardamomo, rosmarino e gocce d'olio. Vai".

Il ragazzo partì. Inizialmente correndo. Scampare al tremendo male gli dava una energia che non pensava nemmeno di avere. A grandi falcate passò ponti, attraversò campi. Dormiva nei boschi e si abbeverava nei ruscelli. Di tanto in tanto mordeva la pagnotta che l'anziano amico gli aveva donato prima di partire. 

Non si sa se per la fortuna dei principianti, o probabilmente per la sua arguzia, sta di fatto che Gerolamo riuscì a tornare a Gattinara. 

La madre e il padre non ci avrebbero mai scommesso. Erano sempre stati convinti di aver perso il figlio nel momento in cui il dottor Fuselli lo assegnò alla Confraternita. Ma quel giorno quando lo videro arrivare dalle colline, fu un miracolo. Anche Nello, il più burbero dei fratelli gli corse incontro sollevandolo di peso. 

Nessuno seppe proferire parola, talmente la gioia era grande. 

Gerolamo raccontò per filo e per segno ogni cosa. Ed in particolare il terrore per la peste. 

"Non l'hai presa però", disse poi la mamma.

"No, mamma...".

"Devi far voto".

"Ha ragione la mamma", riprese il padre.

"E come?", chiese il ragazzo.

"Devi pensarci tu, il voto è tuo", sentenziò la donna.

Il giorno successivo Gerolamo venne folgorato da una idea. "Farò una cappella, mamma", disse così, tutto d'un fiato alla donna.

"Va, allora.."

Pietra su pietra, legno su legno, costruì un piccolo simulacro. Ma Gerolamo non si fermò a questo.

"Voglio una bottega", raccontò ai suoi fratelli mentre erano tra i filari.

"Voglio una bottega che dia rimedi per chi sta male", precisò.

"E come fai?", chiese il Mario.

"Imparerò. Un amico tempo fa mi diede un antidoto contro la peste. Forse è stato questo che mi ha salvato. E così voglio fare per gli altri".

Se inizialmente quel progetto sembrava davvero assurdo e inconcepibile, con il passare del tempo si trasformò in realtà. 

Nel cuore del paese nel 1628 venne aperta la bottega dello speziale Gerolamo. L'attività di quel ragazzetto divenuto adulto lentamente crebbe. La passione che mise nel far crescere questo piccolo locale era grande, al punto che divenuto padre, riuscì a trasmettere il mestiere al figlio. 

L'attività proseguì nel corso dei secoli e si trasformo.

La figura dello speziale si trasformò diventando quella di un dottore in grado di lasciare soluzioni medicinali per gli utenti, insomma quello che oggi chiamiamo farmacista. 

Ed al posto della bottega dello speziale Scribante, ancora oggi c'è una farmacia.  

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Questa briciola si ispira alle vicende legate alla fondazione e allo sviluppo della attuale farmacia presente in piazza Italia a Gattinara. Ho preso spunto da notizie storiche scritte da Carlo Bagliani sul calendario delle antiche farmacie, anno 2018 e Notizia oggi Borgosesia (articolo pubblicato 13 luglio 2023). 

Per i riferimenti legati alla cappella, si possono consultare questi siti:

Comune di Gattinara 

Visit Gattinara 

E' bene sottolineare che si suppone che il voto sia stato fatto proprio da Gerolamo Scribante. Si sa che un certo Gerolamo partito per Roma, scampato alla peste, fosse l'ideatore della cappella dedicata alla Madonna dell'Orto, ma onestamente non sono certa che costui corrisponda anche al fondatore della farmacia del 1628. Per questo motivo tengo a sottolineare che anche questa volta il racconto si basa su eventi storici accaduti, ma anche su pizzichi di immaginazione.

Per avere maggiori informazioni sulle attività degli speziali nella storia, due titoli bibliografici:

  • L. Colapinto, L’arte degli speziali italiani, Milano 1991.

  • I. Naso, Medici e strutture sanitarie nella società tardo medievale: il Piemonte dei secoli XIV e XV, Franco Angeli, Milano 1982;


Foto affresco castello di Issogne.

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