Nella valle dei cucchiai cercando oro e leggende
Elisa era una ragazza esile e piccina, ma in fatto di un coraggio era un leone. Aveva lasciato la sua valle per andare a fare fortuna nella grande città, seguendo più i consigli della sua famiglia piuttosto che la sua volontà.
"Vai a Milano e vedrai che troverai tutto ciò che cerchi", continuavano a ripetere.
E lei in effetti seguì quella strada. Ma di fortuna non ne trovò molta. Studiò. Tanto. Tentò una serie di bandi per riuscire ad accedere a borse di studio e riconoscimenti. E qualcuno riuscì anche a vincerlo. Ma quella città le stava stretta, nonostante fosse così grande rispetto alla piccola località in cui era nata e cresciuta.
Un giorno, così come era partita, decise di prendere un treno, salutare il cielo grigio, la sua stanza del convitto e partì per tornare a casa.
Pavese diceva che è proprio quando torni che ti accorgi dell'importanza di ciò che hai lasciato. Ma Elisa era talmente legata alla sua terra che non fu necessario quell'esperienza lontana per apprezzare di più il suo paese.
Dopo cinque anni completamente lontana da quella vallata decise di tornare. E il suo fu un viaggio così vicino che però la portò tanto indietro nel tempo e lontana da dove pensava di essere.
Quando il pullman la lasciò ai piedi del paese andò nell'Albergo del Leone. Una piccola locanda alpina dove Mimmì e Paola, madre e figlia, portavano in tavola leccornie ed erano in grado di regalare storie a tutti i loro avventori.
"Ecco la Elisa, che bello rivederti!", disse la padrona di casa.
La giovane sorrise e iniziò ad ascoltare alcuni dei racconti della più anziana. Aveva una parlantina tale che quando ti catturava con la voce, sapeva portarti ovunque.
"Abbiamo deciso di arricchire la vetrinetta dei ricordi", spiegò Paola, la figlia della oste.
Tutti sapevano che quell'albergo custodiva un registro di ogni presenza fin dai tempi antichi ed Elisa si era divertita molto a scorrerne le pagine tanto tempo fa. Si era quasi affezionata alle definizioni che i proprietari della locanda avevano dato di ogni avventore. Un geologo svizzero aveva soggiornato in quelle stanze, ma anche un "cavaliere benestante" e una pianista. E un cercatore d'oro.
"Ma veramente qualcuno trovava l'oro?", chiese Elisa.
"Certamente sì, il professor Menì aveva condotto una serie di analisi e trovò fili d'oro!"
E quella anziana cominciò ad intessere una serie di parole che portarono Elisa e Paola in una nuova dimensione quasi onirica.
"Si narra appunto che quel cercatore d'oro mentre era intento a raccogliere le pepite trovò un anziano che gli disse di non superare la barriera del bosco vicino al lago. Ogni notte infatti c'erano delle creature che emergevano e prendevano l'oro per crearne un filo su cui danzare e all'arrivo del sole erano poi solite nascondersi nelle grotte".
"E cosa fece?", domandò Elisa.
"Non osò avvicinarsi, ma quella storia che l'anziano gli raccontò lo colpì molto e quando tornò a valle raccontò a tutti quella strana vicenda".
Le due ragazze rimasero colpite da quella vicenda, mai nessuno aveva raccontato loro quella leggenda.
"Eh ragazze nella nostra vallata dei cucchiai, dove dal Giuseppe al Nando si confezionano mestoli di ogni tipo, le leggende e l'oro non mancano. Che ne dice se ci sediamo qui vicino al camino e vi racconto qualche altra chicca?".
Le giovani acconsentirono e seguirono il consiglio della anziana. E poco dopo l'inizio del racconto, lentamente qualche fiocco di neve cominciò a cadere inesorabile sui tetti in beola e i prati circostanti.
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Questa briciola si ispira ad alcune leggende inerenti la Valle Strona. Oltre ai cercatori d'oro questa è anche una zona in cui brulicano storie su streghe ma questo argomento sarà materia di un'altra briciola. L'albergo Leone richiama una struttura ricettiva che era stata protagonista anche di un articolo di giornale La Stampa del 23 marzo 1989 che parlava proprio dell'argomento.
Foto web
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