La scommessa di Amelia ed il talento di un giovane alla guida di una assicurazione
I telegrammi fioccavano. Il telefono continuava a suonare. I clienti non si davano pace.
“Che cosa succederà ora che il signor Franco non ci sarà più?”, si domandava qualcuno.
“Chiuderà l'agenzia!” , ipotizzava qualcun altro.
“Signori, per favore, state calmi, anche in questo caso, come nelle peggiori situazioni che abbiamo affrontato in passato, troveremo una soluzione”, disse una voce femminile in fondo al corridoio.
Proprio là, nella penombra rischiarata da una lampada verde c'era una scrivania, e una donna: Amelia. Era una signora ordinata, sempre impeccabile. Per lei la professione era proprio una missione che andava compiuta giorno dopo giorno. Non badava all'orologio e neppure alla stanchezza. Se il lavoro doveva esser fatto per una certa data, stai pur certo che lei rimaneva di fronte alla sua Olivetti lettera 22 sino a che non aveva finito.
Quando seppe della scomparsa del suo titolare, si sentì persa. In fondo quell'uomo non le aveva assicurato solo un posto di lavoro, ma le aveva dato la possibilità di crescere professionalmente. Aveva cominciato a contare le spese dello studio, a riordinare le stanze. Pian piano, il signor Franco notò che lei era davvero una persona affidabile e che avrebbe potuto avere un ruolo centrale nella sua agenzia. E così iniziò a farle battere a macchina le prime polizze. Poi cominciò a seguire i clienti, ascoltando le esigenze e le loro problematiche. In lei trovavano sempre una persona disponibile, gentile e preparata.
La morte improvvisa del suo capo, fu un fulmine a ciel sereno. Lo venne a sapere dal postino che corse su per le scale della palazzina e trafelato le disse quanto le aveva comunicato la panettiera pochi istanti prima.
“Signora Amelia...mi scusi...”, disse facendo una fatica sovrumana: aveva talmente corso su per le scale da aver perso tutto il fiato che aveva in corpo.
“Sapete... è mancato!”
“Ma chi?”
“Il signor Franco”.
“Ma dite davvero?”
“Sì, sì, son certo, la Domenica, la domestica della famiglia del signor Franco, lo ha detto alla panettiera, per interrompere il servizio del latte e del pane per oggi e domani”.
In quel momento Amelia si sentì un peso sullo stomaco, non seppe cosa dire. Probabilmente un malore improvviso aveva colto il suo capo, non c'era altra spiegazione.
“Mi scusi... devo correre”. Ed il postino nel giro di poco non si vide più sulle scale. Lasciò solo un pacchetto di primi telegrammi sulla soglia dell'ufficio. Amelia rimase un momento sullo stipite della porta. Annebbiata. “La famiglia Rossi si unisce al vostro dolore”, lesse in una busta. “Condoglianze alla famiglia”, lesse in un altro foglio. E tante altre testimonianze d'affetto verso quell'uomo che in Valsesia era molto conosciuto ed ora come una foglia era volato via col vento.
Superato il disorientamento iniziale, Amelia cercò di ricomporsi. Le venne spontaneo domandare a se stessa cosa ne sarebbe stato della agenzia valsesiana di Reale Mutua. Fu proprio in quell'istante che dopo i numerosi squilli del telefono, decise di sollevare il ricevitore e rispondere.
“Reale Mutua, buongiorno”, disse con un tono che cercava di nascondere qualche lacrima.
“Signorina Amelia?”, rispose una voce maschile dall'altra parte del ricevitore.
“Sì”.
“Sono l'ispettore commerciale Gualtiero Airoldi di Reale Mutua, Torino. La chiamo per rinnovare le condoglianze per la perdita del nostro agente capo. Stiamo valutando la situazione e chiediamo anche lei, vista l'attività nello studio, se se la sentisse di diventare l'agente capo della agenzia”.
“Vede, siamo scossi dalla perdita e per noi è davvero difficile pensare al futuro. Sappia che comunque ci penserò e non mancherò di contattarla qualora dovessi avere notizie”.
E riattaccò, così senza soffermarsi più di tanto sulla questione. I pensieri continuarono a vorticare nella mente di Amelia. Quando guardò l'orologio all'ingresso dello studio ebbe un sussulto. “Sono già le 11! Sarà meglio che vada”.
Prese la sua bicicletta e percorse viale Rimembranze fino ad arrivare a casa. Per fortuna avevano aggiustato la rete elettrica ed i lampioni illuminavano la strada in quella notte estiva. Andò a dormire ma non fu affatto semplice.
Doveva assolutamente trovare il modo per aiutare l'ispettore commerciale. Lei di certo non avrebbe potuto accettare: le condizioni della sua famiglia non ammettevano certo che potesse acquisire un ruolo chiave di questo genere. Se lei però non poteva accettare, avrebbe dovuto trovare una valida alternativa. Ma come?
Il mattino successivo si alzò presto e di gran lena si precipitò da Emilia, la moglie del ragionier Bertazzi. Lei sì, avrebbe potuto aiutarla.
“Emilia, buongiorno!”, disse.
La donna stava impartendo qualche ordine alla domestica e appena sentì la voce di Amelia si affacciò alla finestra.
“Qual buon vento vi porta qui?”.
“Posso entrare un attimo? Magari potete aiutarmi”.
Le donne si radunarono nello studio accanto a quello del ragioniere.
“Bando ai convenevoli, so che siete indaffarata in questo periodo e sicuramente non siete qui per il puro e semplice piacere di passare a trovarmi. Posso aiutarvi?”, chiese la moglie del ragioniere.
“Sapete bene che il signor Franco non è più con noi e insomma....Reale sta cercando un sostituto. Non è che conoscete qualcuno all'altezza?”, chiese Amelia, intrecciando le dita, palmo a palmo.
“Eccome! C'è un giovanotto, avrà sui 34 anni. E' un ragazzo, ma che dico? Un uomo ormai, che è davvero d'oro. Si chiama Giovanni!”
“Ha studiato?”
“Eccome! E' nipote dell'agente dell'Ina, lo conoscete, no?. Ha già fatto qualche esperienza con lo zio”.
Amelia da un lato era entusiasta: non poteva credere che nel giro di così poco tempo fosse riuscita a trovare qualcuno adeguato per la agenzia. D'altro canto però un timore la stava assalendo: “Dite che non se la prenderà lo zio se noi chiamiamo suo nipote per coordinare Reale?”
“Voi rivolgetevi direttamente a Giovanni, è grande e sa il fatto suo”.
“Grazie mille Emilia, corro”.
Amelia riprese la bicicletta e come fosse l'antesignana di Fausto Coppi, di volata arrivò in studio. Cercò sulla guida telefonica il numero di questo ragazzo e lo trovò.
A quel punto richiamò l'ispettore commerciale a cui spiegò la storia di Giovanni.
“Provate a chiamarlo. Mi dicono che è davvero affidabile, perderemmo una occasione se non lo contattassimo!”.
Passò subito il venerdì e poi il sabato. La domenica fu interminabile. E di nuovo ricominciò la settimana, senza che il telefono desse il minimo segnale.
“Si vede che han deciso di prendere altre strade”, si rassegnò Amelia.
Proprio in quel momento, sentì bussare alla porta.
“E' permesso?”, sentì dall'altra parte del vetro.
“Venga!”.
Era un uomo in giacca e cravatta, ordinato e con un sorriso genuino. Aveva con sé una valigetta e dal taschino si ergeva, ma timidamente, il filo argentato di una penna stilografica.
“Buongiorno, sono Giovanni, il neo assunto”.
Amelia lo guardò incuriosita e benché, generalmente, fosse brava a nascondere le sue emozioni, quella volta davvero non riuscì a trattenere l'entusiasmo.
“Oh, che piacere la stavamo proprio aspettando. Ha fatto proprio un affare ad accettare questo ruolo”.
Cominciò un cammino per la agenzia che andò avanti davvero molti anni. Tanti furono gli impegni, i progetti realizzati. La Reale crebbe insieme al suo agente capo e passo dopo passo iniziò a scrivere nuovi capitoli di una storia lunga quasi due secoli.
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Questa briciola è legata al progetto che vede protagonista Reale Mutua di Borgosesia. E' il primo tassello di una lunga storia che vede protagonista la famiglia Detaddei e la esperienza nel mondo assicurativo locale. Seguiranno ulteriori briciole per raccontare le vicissitudini particolari che contribuirono a costituire l'agenzia particolarmente conosciuta e attiva in Valsesia.
Per onestà nei confronti dei lettori, tengo a precisare che Amelia è ispirata ad una vera Amelia che però si chiamava in modo diverso. Non ho scritto proprio la sua fedele biografia. Il ruolo che però ebbe nell'indicare il signor Giovanni alla guida della succursale è vera. Corrispondono alla realtà i tratti distintivi di Giovanni Detaddei, le cui notizie sono state fornite direttamente dalla figlia, Monica. Sono espedienti letterari le figure di Emilia e del postino.
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