Da operaia a dirigente di un maglificio biellese: la storia di Marietta, imprenditrice illuminata
Furono oltre 700 le persone accorse per salutarla. C'era chi piangeva in silenzio con la testa china. Chi invece cercava di farsi forza con chi ha vicino. All'ombra del santuario erano per lo più donne. Hanno lavorato con lei al maglificio. Sono partite da Biella e dalla Valle Cervo e qualcuna perfino dalla Valsesia per arrivare ad Oropa e abbracciare la loro Marietta. "Ciao Tota, grazie", continuavano a ripetere avvicinandosi al feretro. Un soffio di vento fece sventolare lo stendardo dell'opificio di via Pietro Micca.
Un uomo visibilmente addolorato si avvicinò con un monsignore ad una pietra commemorativa. L'ha fatta realizzare in ricordo di quella straordinaria donna: sua sorella. Sottovoce, mentre il prelato gli parlava sommessamente, leggeva "1840-1914.Tutta la sua esistenza diede al lavoro, riamò di pari affetto famiglia e operai".
In quella grande ma anche molto composta confusione c'è anche qualche giornalista che prendeva appunti e si aggirava in quella piccola folla silenziosa. Forse Marietta se fosse stata lì non avrebbe certo gradito tutta quella gente.
Lei di persone ne aveva viste tante nel corso della vita, e con il tempo era riuscita a farsi ben notare. Invece di diventar maestra dopo aver frequentato le magistrali, decise a 27 anni di impegnarsi nella attivita tessile di famiglia. Divenne ben presto motore di un maglificio, la sola a dirigerlo. Era lei la capitana d’industria e al tempo stesso umile impiegata e operaia. Con gli anni, il maglificio crebbe e per Marietta quella era vita. Il suono dei telai nelle orecchie e il pennino nel calamaio per tener conto nei registri la contabilità. E le operaie.
Erano oltre 500. Di tutte le età che seguiva e si davano da fare."Voi dovete ricordarvi che avete un grande valore. Guardate me. Avete mai visto un capo la gonnella?". Così ripeteva ogni giorno alle sue dipendenti. Con quelle parole suscitava un sorriso per le più coraggiose e devozione per tutte le altre.
Marietta era sempre presente, per un consiglio, un ammonimento, una pacca sulla spalla. Quando qualcuno sbagliava, si avvicinava e con fare materno insegnava, non rimproverava.
Con il suo vestito nero e i capelli sempre raccolti entrava nel reparto alle 5 di mattina e perlustrava ogni angolo dell'azienda. Alla sera verso le 22 si ritirava nella sua piccola dimora, solo in compagnia della stufetta della nonna, una minestra di verdure e all'occorrenza un tozzo di pane. Era troppo stanca per mettersi a cucinare, l'alba faceva capolino sempre più velocemente e la stanchezza fisica si faceva sentire con il passar del tempo.
La vita, si sa, non sempre procede come si desidera e anche per Marietta il destino non fu generoso.
Dal 1906 iniziò ad accusare tanti dolori. Si trascinava al maglificio con il suo ombrellino nero, sia che ci fosse la pioggia che ci fosse il sole. Le sue operaie notarono ben presto che qualcosa non stava andando per il verso giusto ma per timore reverenziale verso la Marietta non le domandarono nulla, le stettero però vicino con piccoli gesti. Le più giovani si alzavano all'alba al posto della loro "capitana" e le più anziane a fine giornata le facevano trovare la stufetta accesa e qualche prelibatezza più sostanziosa della semplice minestra. Un mattino di marzo, la pioggia iniziò a battere forte sui coppi dei tetti.
Marietta si alzò. Indossò il suo abito e un cappellino. Uscì di casa con l'ombrellino. Entrò nel suo maglificio. Fece in tempo a salutare le sue operaie che una gamba cedette e scivolò a terra. Le bastò guardare per un'ultima volta i telai e le rocche per abbandonarsi nel suo ultimo viaggio.
Le donne accorsero verso lei. Ma videro che Marietta era volata via come un soffio su una candelina. Il fratello della defunta rimase impietrito. Marietta era la roccia della famiglia, aveva cresciuto lui e le sue sorelle quando la.mamma era mancata. L'aveva aiutato a portare avanti il maglificio. E ora? Come avrebbe fatto senza lei?
"Signore, la aiuteremo noi. La padrona ha sempre fatto tanto per tutte noi. Non vi lasceremo solo". Dissero le operaie dopo aver raggiunto alla spicciolata la casa del padrone.
Il giorno del funerale fu uno strazio per tutti. "Ci mancherai tota" sussurrano tra le lacrime le bimbe lavoratrici.
Il fratello della Marietta avvolto nel dolore decise di apporre una epigrafe per ricordare per sempre quella donna che seppe fare la storia e fu tra le prime a dimostrare le grandi capacità dirigenziali di una realtà imprenditoriali. Mentre il monsignore ripeteva le formule liturgiche un lieve raggio di sole illuminò il feretro. In lontananza la sirena del maglificio che dava l'ultimo saluto alla sua mamma.
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Questa Briciola si ispira alla vera storia si vita di Marietta Boglietti, pioniera del tessile nel Biellese nei primi del Novecento. Nel corridoio interrato del cimitero di Oropa si conserva la tomba di Marietta.
La foto in copertina è tratta da archivio La Stampa. La foto nel corpo del testo è tratta da "E serbi un sasso il nome".
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