La valsesiana che cambiò il mondo (anche se pochi lo sanno)
Lampade cinematografiche, fogli e manifesti. E ancora: raccoglitori, cineprese, fotografie in bianco e nero, e libri. Scatolette di latta, vecchi pacchetti di cartone punteggiati di macchie, bottiglie di vetro. Alcune hanno l'etichetta sbiadita, testimonianza di una epoca lontana, altre hanno solo tracce di colla a indicare che un tempo, proprio lì era stata apposta una indicazione del contenuto. Ma ciò che era ammonticchiato in quella stanza, da lontano, non aveva nulla a che fare con una mera confusione. Quanto una collezione.
Nessuna risposta, ma da lontano sento lo scricchiolio delle assi che compongono il pavimento del corridoio in penombra.
Tende lunghe alla finestra danzano al ritmo del vento lieve. La luce è fioca e solo un odore di acacia mi ricorda che è estate, seppur in quella stanza si stia al fresco.
"Guardi che non ho nessuna intenzione di perdere tempo - dice una voce che si avvicina lentamente a me-. Le dico già che non desidero domande indiscrete, ma soprattutto, come le ho fatto sapere nella lettera, non desidero parlare con nessun altro se non con lei, è chiaro?".
Non riesco a trattenere un sorriso: "Al mio tre lo dice,...uno, due... ", penso.
"E non sorrida o altrimenti la spedisco immediatamente da Langrois, SE- DU-TA -STA- NTE con un biglietto di sola andata e l'obiettivo di andare a convincerlo di venire in Valsesia!"
E non riesco, non ce la faccio, sorrido ancora, anzi inizio a ridere.
"Non sorrido di lei, signora Prolo - cerco di rassicurarla - non me ne voglia, ma sa quante volte mi sono immaginata il nostro incontro, e la minaccia di essere mandata proprio da Monsieur Henry? Ecco, ora sentirselo dire, non può che farmi sorridere".
Si mette a posto la crocchia sale e pepe, sorride di rimando e mi porge un taccuino.
"Questo dovrà leggerlo quando avremo terminato la nostra conversazione - dice perentoriamente -, è il mio dono esclusivamente per lei, se lo tenga. Detto questo, posso offrirle un bicchiere di acqua e menta?".
"Ma certo, signora Prolo, è molto gentile da parte sua".
Si allontana per qualche istante, nel frattempo provo a riordinare le idee. Di fronte ad una così geniale, futurista (per il suo tempo, ma forse anche per il nostro) e coraggiosa donna mi sento davvero inerme. Eppure è proprio lei che mi ha contattata nelle precedenti settimane e ha voluto a tutti i costi che ci incontrassimo: il chè significa che qualcosa di buono devo averle suscitato. Appena ho ricevuto la sua lettera scritta in maniera fine e telegrafica sono rimasta un po' scossa.
"So che si sta chiedendo il motivo per cui io abbia scelto proprio lei - si legge nella epistola scritta a mano-. Si faccia bastare le seguenti motivazioni: è una persona discreta e capace. Non mi dilungo oltre. Saluti. Maria Adriana Prolo."
"Mi dica un po', signorina...", le parole dell'anziana arrivano da una stanza vicina.
Mi ricompongo.
"Prego...", incalzo.
"Ha mai avuto un sogno nel cassetto talmente fuori dal comune da sfidare il tempo per realizzarlo?"
Rimango un attimo immersa nel silenzio della stanza. Cerco di mimetizzarmi tra le lanterne.
"Non faccia finta di non aver sentito", riprende la Prolo mentre arriva porgendomi un bicchiere della bevanda dissetante.
Penso che il mio sguardo riesca a trasmetterle il disorientamento e l'imbarazzo che in quell'istante circolano nella mia mente.
"Direi di sì - rispondo un po' tentennando -, ma forse non ho ancora avuto la giusta dose di incoscienza da abbandonare alcuni propositi per cimentarmi completamente in altri. Di sogni da realizzare ce ne sono tantissimi, di sogni capaci di travalicare gli anni e convincerti a mollare tante altre cose, non saprei. Scegliere è una delle sfide più difficili da affrontare nella vita".
"Non avevo dubbi...- dice osservandomi con il suo sguardo profondo sorseggiando l'acqua e menta -Intendo: non avevo dubbi che mi desse una risposta così, diciamo, sincera e per nulla adulatoria nei miei confronti. Credo che non sia l'incoscienza che l'ha fatta arretrare, quanto piuttosto il senso di responsabilità che la contraddistingue".
"E lei, Maria Adriana, cosa l'ha spinta a sfidare il suo di tempo, le gerarchie, la mentalità chiusa di quegli anni?"
"E' caparbia, signorina, va bene, le racconterò del mio sogno, ma poi toccherà a lei".
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