L'affresco di San Gregorio e il segreto ben custodito
L’oratorio di San Gregorio è un puntino tra i monti della Valsesia. E' simile ad un segreto ben custodito. La facciata è modesta, il legno consumato dal tempo e un piccolo campanile che sbircia timido alla ricerca del cielo.
Dentro, l’aria è fresca, le pareti raccontano storie scritte con pigmenti che il sole ha scolorito, ma non cancellato. C’è un santo, vestito con abiti sacri, la mano alzata in un gesto di benedizione. Due figure inginocchiate lo accompagnano, figure senza tempo.
Ma è la scritta a catturare l’attenzione di Lisa, che è arrivata da lontano, cercando un po’ di quiete, senza sapere cosa avrebbe trovato.
Non è latino, come avrebbe immaginato. Non è il linguaggio dei libri sacri e degli altari imponenti. È volgare, la lingua semplice e dura della gente di montagna.
Chi dice questa orazione con devocion vera
ottien perdon d’ogne maniera.
Lisa si avvicina al muro, le dita quasi sfiorano le lettere scolorite.
Sente il peso di quelle parole, scritte forse cinque secoli fa, ma ancora vive. Parole che non hanno bisogno di traduzione, perché parlano di ciò che ognuno sente dentro: il desiderio di essere perdonato, di ricominciare.
Nel Quattrocento, qualcuno ha deciso che la salvezza non dovesse essere un privilegio riservato a chi sapeva leggere il latino. E proprio per questo motivo ha scelto di usare la lingua di chi lavorava la terra, di chi pregava nei campi, nei fienili, nelle case di pietra.
Lisa esce dall’oratorio e si ferma sul prato, dove il vento porta il profumo della legna e della terra umida. Incontra un anziano che guarda il cielo con gli occhi stanchi ma vivi.
“Sa,” dice Lisa, “ho visto una scritta dentro, una preghiera in volgare. È bellissima.”
L’uomo sorride, la voce bassa, come se svelasse un mistero.
“Quella preghiera è la voce dei nostri nonni. È come se quel muro parlasse ancora, a chi vuole ascoltare.”
Lisa annuisce. Sa che quel piccolo oratorio, con la sua preghiera unica, è un ponte tra il passato e il presente.
Un ponte che invita a camminare, a cercare, a credere.
E mentre l'uomo si allontana, il vento si fa più forte, portando via le parole antiche, pronte a rinascere sulle labbra di Lisa e di tutti noi, che non smettiamo di cercare.
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