La leggenda della caverna e del tesoro del monte Tagliaferro





Ai piedi della vetta, Nina osserva il versante del monte e si accorge di una strada. "È stata realizzata a suon di picconi e scalpelli. Ecco perchè si chiama Tagliaferro", dice sorridendo l'anziano alla giovane.
''Pare che sia opera degli antichi Romani- puntualizza l'anziano- . Loro avevano riposto un tesoro in una caverna creata nel monte". In quell'istante le parole della guida riportano Nina indietro nel tempo.

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37 a.C. sole, afa. "Scavate, veloci", ordinava il capo guardia agli schiavi ai piedi del monte.

 Il caldo e le picconate si facevano sempre più lente per via della stanchezza accumulata.

 Intanto l'incaricato dell'imperatore mostrava alle guardie dove riporre il bottino accumulato nel viaggio di ritorno dalla Gallia. Era un tesoro gigantesco che rimase intatto sino a quando il grande impero crollò. La magnificenza imperiale si sbriciolò infatti nel V secolo d.C.  ma la montagna valsesiana continuò a custodire il bottino.

Sul finire degli anni 80 dell' Ottocento, la banda guidata da Giovanni Di Rimella decise di raggiungere la caverna. Trovarono tanta di quella ricchezza da non sapere che farsene. Cominciarono dalle monete: riempirono le tasche. E poi sotto braccio presero: lance, coppe, vasi. E si avviarono verso l'uscita. Fu allora che un ranocchio si palesò di fronte a loro. Si gonfiò al punto da farli sentire formichine, al muro. Spaventati e desiderosi di scappare, lasciarono tutto nella caverna per paura di una maledizione. E immediatamente il rospo si rimpicciolì. 

Il tentativo di furto fu particolarmente costoso non solo per la banda di Giovanni.  
Da quella mattina infatti cominciarono a riversarsi su campi e sui tetti delle cascine scroscii di acqua che rovinarono tutti i raccolti.
                   
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"Qualcuno sostiene che ancora oggi alcuni anziani della Val Piccola credano al tesoro ed al rospo portentoso", sussurra l'anziano a Nina. Una brezza montana mescolata con le parole dell'uomo, riporta Nina al presente. "Grazie per questo raccontò, lo custodirò nel cuore e lo racconterò ad altri, come tu hai fatto con me - spiega la giovane -. Solo così la leggenda non scomparirà". L'anziano sorride ed entrambi si avviano sul loro cammino. 



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La storia qui narrata si ispira ad una leggenda tramandata oralmente. 

Nella foto la parete nord del monte Tagliaferro: il piccolo strato di neve che si nota coincide con la antica strada dei Romani.  

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