Quando il diavolo arrivò in Alta Valsesia e in Valle d'Aosta...


L'Alta Valsesia e la Valle d'Aosta sono ricche di leggende legate a particolari luoghi, fatti e personaggi. Sono storie che si tramandano di generazione in generazione. Ispirandoci a due racconti leggendari presentiamo due racconti.


ALAGNA



Un gruppo numeroso di manuali erano intenti a modellare i grandi blocchi di pietra da utilizzare per assemblare la chiesa  di Gressoney. 

Un uomo con un carretto continuava ad andare avanti e indietro tra i viottoli del piccolo paese, abbarbicato sulle cime delle vette. "Signori, per la Candelora dobbiamo finire", continuava a ripetere il parroco. 

Le mani increspate e nodose non si fermavano, mentre la luce del sole si alzava e abbassava scandendo lo scorrere veloce del tempo. Un giorno, dopo mesi di lavoro, il Diavolo in persona si presentò nel cantiere. Nessuno ci fece caso in realtà. Tutti erano intenti a lavorare senza sosta per riuscire a concludere l'edificazione della principale chiesa del paese. 

Lui però davvero non poteva sopportare quella operosità, la solidarietà e quel senso di amicizia che era il motore della grande operazione. E così pensò di dirigersi verso il Col d'Olen. "Devo trovare un masso per distruggere quella chiesa, non la posso vedere...", disse tra sè. E così fece. Corse tra i pascoli e gli alpeggi sino a chè arrivato alla sommità del monte trovò una pietra gigantesca. Iniziò a spingerla: era pesantissima, fece anche lui una fatica inaudita. Quando arrivò alla cima, mentre stava per spingere il sasso verso valle, arrivò una figura. 

"Vattene, e non toccare quel masso", disse quella figura al Diavolo. 

Quest'ultimo, stanco e rabbuiato, con un pugno sfogò il suo nervosismo su un altro pietrone che cominciò a rotolare verso Alagna fermandosi poi circa a Pianalunga. 

E là quel masso è rimasto con una spaccatura su un lato. Secondo la leggenda sarebbe il segno del gesto del Diavolo, accompagnato da fiamme potenti giunte dall'inferno.  


PONT SAINT-MARTIN

Per quel senso di ostilità verso la cooperazione umana, non appena il Diavolo vide che si stava realizzando un ponte nel piccolo comune montano intervenne. 

"Vi farò costruire la struttura ma in cambio dovrete darmi l'anima del primo uomo che qui vi passerà" disse l'essere infernale.

Il vescovo spiegò la situazione alla comunità e tutti cominciarono a preoccuparsi.

"Io non ci passerò mai, sono troppo giovane", disse il giovane panettiere.

"Io sono troppo vecchia, voglio star serena", rispose la sarta. E così via tanti altri espressero la loro volontà di evitare il ponte. 


Intervenne allora Martino di Tours che prese un sacco, ci mise grano e lo richiuse. In un secondo momento vi disegnò caratteri umani: occhi, naso, bocca. La iuta divenne una figura pressochè umana. La suggestione funzionò: il Diavolo pensò che fosse arrivata l'anima che aspettava. Sghignazzando prese il sacco, ma appena lo cinse, tutto il grano fuoriuscì. L'essere infernale bruciò di rabbia e tornò nel suo mondo. Il vescovo benedì il ponte, quindi ordinò di costruire una cappella per Martino che qualche tempo dopo sarebbe stato nominato santo.

Ancora oggi al centro dell'arco c'è una piccola cappella che protegge il ponte dal Demonio. E rimane anche la tradizione di celebrare una fiaccolata con maschere di Santi e Diavoli nel periodo del carnevale. 


Questa seconda leggenda è stata un po' modificata basandosi su ulteriori storie del territorio. 

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