Facino tra scontri bellici, conquiste e "mangiate" di polenta

 



"Portate a me lo grano macinato! Che sia però conciato, alla maniera che si deve". 

Lo dice, così tutto d'un fiato, al servitore, lambendo questa volta non la spada ma un cucchiaio. Mentre l'uomo scappa in cucina, Facino inizia ad osservare la pianura. 

"Lampi di tragedie e devastazioni, ma ora ecco siamo qui più forti di prima", dice tra sè. 

Ed in effetti con il passare degli anni ha conquistato talmente tante terre e città che da semplice uomo legato ai grandi conti di Biandrate diventa signore di Alessandria, Pavia, Piacenza, Valenza, Como, Tortona, Galliate, Castano Primo, Castiglione Olona e via via signore di Vercelli e Novara. 

Insomma, una miriade di possedimenti sotto il suo controllo, un progetto politico unico.

"Come fai?" Gli chiese in una notte di passione la contessa di Casale.
"Il mio fiore sono le truppe".

Ed in effetti era proprio cosi: lui, nato in Piemonte, con i suoi uomini riuscì a far soccombere tante città. 

Per tre anni dal 1381 al 1384 combattè addirittura a Napoli anche se proprio lì fu sconfitto. Ma questa è un'altra storia.

In tutte queste missioni, una sola cosa lo accompagnò in ogni città. Nessuna donna, nessun comandante, nessun figlio. Ma... la polenta. 

Ebbene sì. E tra tutte le tipologie proprio quella concia, che doveva avere solo il formaggio del paese in cui Facino si stabiliva.

E quindi, non appena si sapeva dell'arrivo del condottiero, i cuochi e le cucine delle fortezze iniziavano a spadellare la specialità del grande Facino.

Nel frattempo che raccontiamo, il servitore è arrivato. Vestito di tutto punto, fa un inchino al suo signore rimasto immobile ad osservare il paesaggio alla finestra.

"Ecco, spero sia di suo gradimento".
Facino lo congeda con una piroetta della mano. Si accerta di esser solo, quindi inizia a gustare la sua prelibatezza. 

Il calore della polenta scivola nel suo corpo e lo riscalda in quella sera di inverno. Lui solo in una fortezza ora avvolta dalla nebbia tipica della Pianura. Mai avrebbe immaginato che quella pietanza sarebbe riuscita a conquistare tanti palati quante le sue azioni bellicose, ancora 700 anni dopo la sua vita.


Questa briciola si ispira alle vicende di Facino Cane, un noto personaggio vissuto nel Basso Medioevo.


Ritratto anonimo di Facino Cane 
Fonte Wikipedia


Da alcune testimonianze emerge che davvero con lui sia nata la polenta concia o anche detta cuncia, conscia, cuncià.

Riferimenti sul rapporto Facino Cane e la polenta:
Sandro Doglio, L'inventore della bagna caoda, Daumerie, 1993, p. 48.

Riferimenti bibliografici per approfondire la figura di Facino Cane:
Tanti sono i saggi su questo personaggio, consiglio in particolare: 
Facino Cane. Predone, condottiero e politico, a cura di B. DEL BO, A.A. SETTIA, FrancoAngeli, Milano 2014, 249 pp. (Storia/Studi e ricerche). Si tratta del testo, corredato da note, della presentazione del
volume, letta a Casale Monferrato il 13 settembre 2014
A. Barbero, La progettualità politica di Facino Cane, in Facino Cane, pp. 169-188.  

Commenti

  1. Vero, il mais arrivò più tardi. Già nell'Alto Medioevo però si utilizzavano alcuni cereali come il miglio.

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