Monte Rosa: dietro un solo nome, tante storie

 


"Qualcuno ha domande?", chiede la guida alpina ai giovani che hanno partecipato alla prima escursione primaverile in una delle località più suggestive della Valle.

Un po' titubante, alza la mano Miriam. "Io, avrei una domanda".

"Prego, dimmi ed io proverò a rispondere".

"Chi ha dato il nome alle montagne?".

La guida rimane un momento in sospeso: in effetti è una domanda particolare, difficile anche da rispondere.

"Proverò a spiegare a te e ai tuoi compagni di avventura come è nato tutto. E' una storia davvero molto particolare. Mettetevi comodi, ci vorrà un momento."

Il silenzio avvolge immediatamente la compagnia, si sente solo il vento che sibila lontano tra i pini.

"Tutto cominciò non molto tempo fa quando l'alpinista Coolidge scrisse che per capire il nome del Monte Rosa era necessario andare ad interrogare gli archivi locali. E così con il passare del tempo qualche studioso decise di raccogliere il consiglio dell'escursionista e si immerse nello studio". 

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Iniziò a scartabellare in archivio di Torino e quasi per caso, tra le mani, trovò una permuta. 

"In nomine Domine nostro Iesu Cristo..."

Iniziò a leggere. Proseguendo, Camilla si accorse di qualcosa di particolare. Aveva tra le mani una cessione di beni tra la chiesa di San Pietro di Brebbia e la abbazia di Arona. In quelle pagine scorse proprio l'accenno alla regione confinante con il Monte rosa, chiamato Glacia. 

La curiosità di scoprire qualcosa di nuovo portò la giovane studiosa ad interpellare anche altri colleghi Fernando e Matteo per proseguire nella sua ricerca. Trovarono infatti una cessione di beni della Mensa vescovile di Novara in Valsesia che riportava il nome di otto montagne: tra i confini veniva riportato un nevallum riferendosi ad Alagna.

E la ricerca proseguì tra le cronache di Pietro Azario che riferendosi al monte valsesiano, usava la descrizione Montanea Boxeni mentre Flavio Biondo nella metà del Trecento lo chiamò monte Boso



I tre ricercatori continuarono a vagliare carte, archivi e pubblicazioni sino a chè ad un certo punto in un pomeriggio uggioso scoprirono che addirittura Leonardo da Vinci parlò del Monte Rosa definendolo "Monboso" nel "De Colore dell'Aria". 

"E nel Seicento?"

"Impossibile che non se ne parli!"

"Ecco, ragazzi..."

Camilla mise su una delle scrivanie della stanza di consultazione una raccolta di fascicoli. Da uno di questi estrasse una lettera del vescovo Bascapè che nel Seicento dopo aver fatto un sopralluogo in Valsesia, definì il territorio in maniera pressochè anonima, parlando di una montagna ma senza definirla in maniera specifica.

Alcune carte che erano custodite in un plico che risalivano al Cinquecento riportavano le prime definizioni di Mons Rosio e Monte Rosa. "Il monte più alto di Italia", lesse Matteo facendo scorrere l'indice sulla carta.  





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"Le ricerche proseguirono,  ragazzi - evidenzia la guida alpina ai giovani escursionisti -. Sino a chè, ad un certo punto, si scoprì che il toponimo di Monte Rosa si diffuse nel Settecento e da quel momento per definire il nostro monte si doveva utilizzare quella dicitura".

I ragazzi sono colpiti e meravigliati. Come è possibile che dietro un nome possano esserci così tante storie?

"Che bello sarebbe se tutti sapessero quello che lei ci ha raccontato", dice Miriam alla guida. 

"Potremmo insieme impegnarci a realizzare una bella cartellonistica che consentirà a tutti di scoprire queste belle curiosità", interviene la guida.

I ragazzi entusiasti si ripromettono di trovare il tempo per stendere gli elaborati alla base di nuovi cartelloni che potranno esser consultati dai futuri escursionisti.



Questa Briciola si ispira ad una serie di studi sulla toponomastica del Monte Rosa. Chiaramente visto che questo blog non ha come intento quello di proporre un saggio scientifico sull'argomento, le riflessioni sono sintetizzate al massimo e semplificate. 

Per approfondire consiglio alcuni degli studi a disposizione sull'argomento: 

COOLIDGE W.A.B. (1912) The Name of Monte Rosa.Alpine Studies, London, Longmans, Green and Co.; trad. it. 1996, in Zermatt e il Monte Rosa, Anzola d’Ossola, Fondazione Enrico Monti, pp. 95-116

ALIPRANDI L e ALIPRANDI G. (2010) - Premessa al Grande Monte Rosa e le sue genti nella cartografia storica, in G. e L. Aliprandi, V. De La Pierre, E. Rizzi, L. Zanzi,  Il Grande Monte Rosa e le sue genti, Fondazione Internazionale Monte Rosa-Fondazione Enrico Monti, pp. 147-265

FANTONI R., I nomi del Monte Rosa, in Fantoni R., Cerri R., Carlesi P., Rivoira M. e Cusan F. (2016, a cura di) - I nomi dellemontagne prima di cartografi e alpinisti. Atti del convegno (Varallo, 16 ottobre - Milano, 24ottobre – Val Vogna, 25 ottobre 2015)pp. 17-33




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