I capelli di San Marco e il pittore dimenticato
E' ormai primavera nel piccolo borgo. I raggi del sole, ancora timidi, si fanno comunque strada tra le persiane della botteguccia in fondo al vicolo.
"Allora, sei pronto? Dobbiamo partire, ci attende un lungo lavoro", disse l'anziano sfregandosi le mani per cercar di scaldarle.
"Sì, arrivo, sto prendendo gli ultimi pennelli..." rispose il ragazzo, carico di borsoni e secchielli mentre stava anche per bloccare il chiavistello del laboratorio artigianale.
Si avviarono rapidamente su un piccolo carretto alla volta della chiesa abbarbicata sul monte. Ci misero tutta una mattina per arrivare su nel paese di montagna. Al loro arrivo, ad attenderli c'era già il Committente, insieme al suo collaboratore più fidato.
"Adunque...- cominciò il Signore del Ducato -. Desidero che questa facciata possa raccontare la storia di San Marco".
Il ragazzo senza accorgersene sgranò gli occhi: "Dite sul serio?". L'anziano si voltò immediatamente e lo fulminò con un solo sguardo. Poi si rivolse al Signore: "Non vi preoccupate. Provvederemo e faremo anche in modo che questi pannelli rispettino in toto la vita del Vostro protettore".
Il nobil uomo, conosciuto in tutta la Valle per le sue ricchezze ma soprattutto per il suo carattere da mecenate, fece un cenno al suo assistente. Quest'ultimo trasse dalla scarsella un sacco di monete e dal tintinnio si poteva supporre che ve ne fossero davvero parecchie.
"Tenete - disse il Signore -. Tra due settimane torneremo per veder il lavor finito". Mentre i due se ne andarono, il più anziano prese una china e si mise di fronte alla parete bianca.
"Allora: dobbiamo dividere lo spazio in tre parti - cominciò -. Riassumendo così le vicende di San Marco. Quanto a te: che sia la prima e ultima volta che osi rivolgerti in quel modo ad un nostro committente".
Il giovane abbassò lo sguardo a terra per poi tornare al carretto e prendere il necessario per la rappresentazione della vita di San Marco.
I due cominciarono a dipingere. "E quindi qui faremo anche il trafugamento della Salma...", proseguì l'anziano mostrando lo spazio per la rappresentazione della leggenda.
"E Venezia, come la rappresentiamo? Io non l'ho mai vista e Voi neppure...." obiettò il garzone.
Il capo bottega prese la china e realizzò uno schizzo con un palazzo. In un secondo momento a caratteri romani scrisse "VINECIA". "Ecco - disse rivolgendosi al ragazzo - abbiamo la nostra Venezia in Valsesia".
Daniele de Bosis e bottega, Il trasporto del corpo di San Marco a Venezia, 1490 |
Quello fu il primo di tanti giorni di lavoro, dedizione e sacrificio. Per evitare che i colori tra le dita seccassero, occorreva lavorare rapidamente. Nel contempo era necessario prestare parecchia attenzione: il manto del muro era grezzo ed i pennelli rischiavano di rovinarsi e perdere la tintura.
Ultima rappresentazione fu quella di san Marco e di un nobil uomo chino. L'artista rappresentò la figura in primo piano secondo i canoni del suo tempo: mantello e una veste lunga. Ed i capelli, evidentemente lunghi. Il garzone rimase stupito di questo ultimo dettaglio.
"Lunga chioma perchè tutti i nobili li hanno, anche il nostro committente: tu non li vedi perchè sono raccolti in una ricca capigliatura ma ci sono - evidenziò l'anziano artista -. Ricordalo e imparalo chè un giorno dovrai tu rappresentare i tuoi committenti e le loro idee...."
Arrivò il giorno della consegna. Il Signore del Ducato rimase folgorato da quei dipinti e in particolare si soffermò su una rappresentazione. "Che dire, San Marco sembra proprio uno di noi e quell'uomo, beh sembra di riconoscerlo - disse il nobil uomo strizzando l'occhio ai presenti -...Ottimo lavoro, manca però la vostra firma, messere".
La figura regge un contenitore, l'emina |
I due si rivolsero uno sguardo per poi salutarsi. Al rientro in bottega il garzone anche se inizialmente non si osava, per paura di far irritare il suo padrone, decise di chiedere quale fosse la sua firma: "I capelli dell'uomo in ginocchio di fronte a San Marco".
Le foto degli affreschi sono tratti dal sito della Pinacoteca di Varallo e dal video di Atl Vercelli Valsesia.
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