"Sarà la rivista dei valsesiani": ecco la storia di un periodico dimenticato

 


A bordo di una Isotta Fraschini 1906, il professor Rossi arrivò a Varallo. Si fermò in quella tipografia che stampava ogni giorno migliaia di etichette, oltre che ad un settimanale. Gli stampatori erano nel pieno del loro lavoro. Un rumore assordante si mescolava con l'odore dell'olio che stava utilizzando un meccanico per far andare più veloce l'antenata della rotativa.

"Scusi...Vorrei parlare con il signor Ermes, lo può chiamare?"

"Come scusi?!", disse un tipografo che stava componendo delle lettere su una lastra.

"Il signor Ermes, dico, riesce a chiamarlo?", proseguì Rossi.

Un garzone che avrà avuto sui 15 anni si avvicinò ai due e senza proferir parola, accompagnò l'avventore in un ufficio.

Non era certo insonorizzato, ma almeno si riusciva a parlare, senza comunicare a gesti.

Un uomo di corporatura imponente, con indosso gli occhialetti sul naso, accolse il professor Rossi stringendogli la mano. "Qual buon vento vi porta qui?", chiese.

"Ho in mente di stampare una rivista", rispose l'insegnante.

Il direttore della tipografia strabuzzò gli occhi: pensare ad una nuova uscita significava organizzare meglio il lavoro, già così si faceva fatica a mantenere il ritrmo di stampa quotidiana. Per una nuova pubblicazione, sarebbe stato necessario prendere altra manodopera, e qualche macchinario in più. Ma come fare? Gli aumenti recenti dei costi erano stati consistenti e pensare di mettersi in gioco con ulteriori progetti, era da pazzi. 

"Non si preoccupi per i fondi: ho già pensato a tutti io - esordì Rossi -. Conosco parecchie persone che hanno già lasciato un bel contributo e partiremo da questo". Quelle parole interruppero il flusso di preoccupazioni che affollarono la mente del tipografo.

"E così sia! Mi parli allora del suo progetto". Rossi illustrò l'idea di creare una rivista che potesse contenere oltre a particolari notizie sulla Valsesia anche curiosità, racconti e consigli di giardinaggio, ma anche astronomia: "E' tutto quello che manca nel nostro territorio....perchè non provare?", esortò.

E così Ermes si fece convincere. Cominciò così la progettazione di un periodico con uscite mensili.

"E lo desidera illustrato?", chiese il tipografo.

"Certo che sì...mi occuperò io di reperire le immagini e gli articoli: non si preoccupi", evidenziò il docente.

E così fu. Una sera del novembre del 1905, il Rossi convocò amici e conoscenti che si erano detti disponibili a scrivere. "Ci sono solo tre regole: scegliere argomenti interessanti, e possibilmente nuovi; essere molto brevi, e scrivere in calligrafia leggibile solo da un lato del foglio".

"Ma signore, possiamo proporre anche dei giochi di parole", chiese la Wanda, docente elementare di Borgosesia.

"Certo, l'importante è che rispettiate le tre regole". 

Mentre la neve si posava sulle vette, arrivò il Natale e con lui l'Epifania. Le settimane si susseguirono sino ad arrivare all'inizio di febbraio del 1906. Il professor Rossi come concordato si presentò dal tipografo il primo del mese con il malloppo di documenti per la Rivista Valsesiana. Ermes ringraziò, e incassò l'anticipo: 500 lire, una bella fortuna. 

Da lì si iniziò a comporre le lettere e allineare le linee sulle cartelle di ferro da posare nelle presse. E così gli stampatori posarono grandi fogli e quasi come per magia, quella che era nata come una idea si concretizzò. Dopo soli tre giorni la stampa era conclusa e 24 pagine potevano essere sfogliate da tutti. 

Ermes scrisse dunque un telegramma per avvisare il professore della consegna. Il docente allora avvertì a sua volta la posta per il ritiro dei plichi e la distribuzione: "I fascicoli dovranno essere gratuiti e distribuiti in alberghi, ristoranti, bar e tutte le attività della Valsesia", si raccomandò.

Capillarmente, due uomini cominciarono a consegnare i periodici. Via via il nome della rivista si fece conoscere.

Madame Boby fu una delle prime lettrici: "Sentite qui, signore...", disse rivolgendosi al marito a colazione nel grand hotel di Varallo.

"I lunghi discorsi sono sempre noiosi, e le lunghe introduzioni non si leggono mai. Poche parole per spiegare lo scopo della presente pubblicazione. La Rivista Valsesiana sorge per offrire ai Valsesiani, con veste tipografica assolutamente nuova, le principali e più interessanti notizie della nostra valle. La collaborazione promessa da molti e radiosi scrittori fa ben sperare".

"Cos'è?", domandò l'uomo con il panciotto.

"Ci sono tanti scritti interessanti - spiegò la Madame - guardi, danno anche le previsioni della settimana. Domani bel tempo. Oh mon Dieu, che fortuna, così possiamo goderci le terme in santa pace".

"Oh, vive la France e la Valsesià", aggiunge l'uomo.

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Questo breve racconto si ispira alla storia della nascita della Rivista Valsesiana, un periodico nato nel marzo del 1906 su iniziativa del professor Carlo Marco. Era una pubblicazione che davvero poteva contare su molteplici articoli che spaziavano sulla cronaca locale ma anche su curiosità, consigli di alpinismo e giardinaggio. La pubblicazione proseguì sino al 1915. 


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