La piccola Atlantide Walser: il paese sommerso tra le montagne
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Foto di Maurizio Paletti |
Agosto 1937, Agaro.
"Ma sai che gira voce che vorranno realizzare una diga?"
"Dove?"
"Ad Agaro".
I due anziani si scambiarono uno sguardo sfuggente, volsero un momento gli occhi verso il piccolo campanile della frazione di Premia.
I tetti delle case rimaste, i prati che circondavano il paese con qualche mucca al pascolo. La chiesa sullo sfondo e la fontana dove in ogni momento potevi stillare acqua fresca. Ne erano passati di anni e di secoli. Quante nevicate avevano ricoperto i prati e quanti raggi di sole avevano fatto brillare i tetti in beola delle case!
Quel piccolo luogo abbracciato dalle montagne aveva una lunga storia alle spalle e ogni volta che raccoglieva lo sguardo di qualche passante sembrava volesse parlare e raccontare la sua esistenza.
Le pietre che componevano gli edifici furono posate una ad una dai Walser che nel 1100 arrivarono in Ossola. Quelle genti che si stabilirono anche in alta Valsesia, spostandosi arrivarono ad Agaro fondando anche Ausone e Salecchio.
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Particolare di case e oratorio di Agaro prima della costruzione della diga Foto di Walser Cultura |
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Com'era Agaro prima della diga Foto Walser Cultura |
Nel corso del tempo una famiglia di piccola nobiltà alpina, i De Rodis-Baceno, si impossessò di questi feudi. Le diatribe tra gli uomini rieccheggiarono tra le strette vie: sembrava ancora di sentire rieccheggiare il ferro delle spade e lo scoppiettio delle fiamme delle sale di consiglio.
Agaro trovò pace solo nel Seicento quando venne acquistato dai Monti, una nobile famiglia milanese.
"E che ne sarà del paese?", domandò uno dei due margari, alla notizia della diga.
Questa fu una delle domande che rieccheggiò tra le mura delle case anche nel 1774 quando lo Stato di Milano riprese il controllo diretto di Agaro dopo la estinzione della famiglia Monti.
"Non so...dovremo andarcene", ipotizzò il secondo pastore coi capelli brizzolati.
"E le case, la chiesa, le stalle?", riprese l'altro anziano.
Pensare di perdere tutto era qualcosa di impossibile da immaginare. Come poteva l'acqua essere in grado di cancellare un intero paese, la vita, le tradizioni?
Come avrebbero fatto gli uomini e le donne allontanarsi dalle loro abitazioni, da quei luoghi che erano stati parte della loro vita?
Furono giorni difficili. Con il passaparola si sparse la voce e pian piano i dubbi su quel grande progetto di realzzazione della diga vennero confermati. Operai cominciarono a posizionare impalcature per la creazione dell'impianto. E nel frattempo gli abitanti vennero trasferiti a Premia. Una volta completata la costruzione e riempito l'invaso, il paese venne inghiottito dalle acque. La diga alta 57 metri e la centrale idroelettrica dalla capacità di milioni di metri cubi generò un laghetto sotto il quale scomparve il paesino.
Oggi chi raggiunge la località può in certi momenti ancora scorgere qualche testimonianza degli edifici che un tempo formavano il piccolo paese.
Questa briciola si ispira alla vera storia di Agaro. Questa non fu la sola località che con la costruzione di una diga venne inghiottita dalle acque. Ci sono altri paese che ebbero un destino simile. Il più noto è Curon, ma si ricordano anche i casi:
- MORASCO: presente in Val Formazza, vicino a Riale. Anche qui la costruzione di una centrale idroelettrica e della relativa diga portò alla scomparsa di un paese. In questa foto scorica si vede la costruzione dell'impianto.
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Costruzione diga di Morasco foto Walser Cultura |
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Foto di The Greta Escape |
- CURON: Presso il passo di Resia, in Trentino, l'omonimo lago da cui emerge il campanile di un paese che fu "inghiottito" dall'acqua. Anche qui, la costruzione di una grande diga nel 1950 unificò i primi due precedenti laghi e sommerse l'antico abitato di Curon Venosta.
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Foto Wikipedia |
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