Al di là di un rivolo d'acqua

Ben presto però il rivolo si rese conto che qualcosa lo rendeva particolare. Mentre vicino alla sorgente iniziarono a fiorire le prime ginestre, la terra verso di lui provava quasi ribrezzo e nessun fiore spuntava. La roccia inoltre sembrava quasi vergognarsi di lui, tant'è che assumeva un colore particolarmente rossastro.
Il tempo passò sino a che un giorno la piccola fonte venne scoperta da un gruppo di alpinisti.
"Guarda che strano, sembra che questa acqua sia rossa!" disse un escursionista ad un altro che stava osservando il terreno peculiare.
"Non ho mai visto qualcosa di questo genere", rispose il più esperto. Il più giovane del gruppo provò a raccogliere in un pugnetto un po' di acqua per dissetarsi: "E' amara!", gridò disgustato. E anche altri appassionati di montagna incuriositi provarono a bere da quella fonte che aveva un gusto ferruginoso.
Dopo quell'episodio, passarono parecchi inverni: la neve si sciolse e ritornò più volte. Un giorno qualcosa cambiò. Una giovane studiosa cominciò a prendere in considerazione il piccolo rivolo d'acqua che in molti avevano battezzato "Fonte amara". Dopo giorni di studio mise in luce che a rendere particolare quell'acqua era la conformazione della roccia dotata di una gran quantità di cristalli. Questi ultimi erano stati generati dal magma di un antichissimo vulcano che aveva amalgamato la terra come l'impasto di una torta, migliaia di anni fa.
Insomma, quel rivolo era un'orma del passato che racchiudeva in sè un mondo sommerso. Un mondo che per qualcuno era poca cosa, mentre per occhi più accorti era qualcosa di prezioso e sorprendente.
Questa breve storia si ispira alla Fontana Amara che si trova nella realtà in Val Sabbiola, e al Supervulcano veramente esistito in Valsesia.
Foto dal web
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